Holeček e Bernat aprono una nuova via per la vetta del Sura Peak
I due alpinisti cechi hanno aperto una nuova via stile alpino sulla parete notd-ovest.
Márek Holeček e Bernat Matěj hanno raggiunto la vetta del Sura Peak, nell’Himalaya nepalese, dopo 4 intensi giorni di arrampicata. La montagna, che raggiunge i 6764 metri, si alza a sud-est dell’Everest, tra l’Ama Dablam e il Baruntse, si affaccia sulla selvaggia valle di Hongu, ed è stata salita per la prima volta solamente nel 2019.
I due scalatori cechi hanno aperto una nuova via sulla parete Nord-ovest, chiamandola “Simply Beautiful”. La via è stata aperta in stile alpino, lo stesso adottato da Holeček anche nel 2021 sul Baruntse. Nel 2018, ha ricevuto il Piolet d’Or per una via nuova in stile alpino sul Gasherbrum I, in Karakorum, aperta insieme a Zdeněk Hák.
La spedizione
Il 19 maggio Holeček e Matěj, sfruttando la prima finestra di bel tempo, hanno lasciato il campo base alla volta dell’enorme ghiacciaio sovrastato dalla parete del Sura Peak. Holeček aveva espresso il suo pensiero sull’imminente avventura in un post su Instagram: “Domani, Matěj e io schiacceremo l’acceleratore e solo le stelle sanno quanti giorni di arrampicata ci aspettano. Adesso stiamo dormendo qualche ora, ancora sdraiati, poi ci saranno solo le risposte verticali per cui siamo venuti fin qui.”
Il giorno dopo i due hanno iniziato la salita sulla fredda parete Nord ovest del Sura Peak. All’inizio si sono trovati di fronte a un lungo pendio di firn a 50°, poi hanno scalato pareti di ghiaccio sempre più ripide. “Fortunatamente, finora abbiamo trovato una sola sezione ripida, e dopo abbiamo avuto una bella ricompensa.” I due hanno infatti raggiunto una grotta dove hanno potuto piantare la tenda per un bivacco inaspettatamente comodo, poco prima che iniziasse a nevicare.
Il successivo post di Holeček, del 21 maggio, definisce la giornata come “un inferno in Terra”. Dal primo bivacco, infatti, i due hanno salito una parete di ghiaccio fino a raggiungere una sezione di roccia, il tratto-chiave della salita: “La roccia era rotta e friabile, e ha iniziato a nevicare. Verso le tre eravamo vicini alla fine della barriera rocciosa: una difficile arrampicata, ma in qualche modo ce l’avevamo fatta… Tuttavia, abbiamo dovuto bivaccare nel peggior luogo che avremmo potuto scegliere.”
La sistemazione di Holeček e Matěj, infatti, assomigliava a “una sorta di busta della spazzatura sospesa in aria. Tuttavia, c’erano due uomini vivi dentro, che volevano uscire da questa situazione prima possibile. Una cascata di neve insisteva sopra le nostre teste ricordandoci che c’era ancora del duro lavoro da fare per arrivare in cima.”
Il 22 maggio, il satellitare di Holeček portava invece buone notizie: “Nel pomeriggio, dopo una terribile battaglia con la parete rocciosa, i miei occhi hanno finalmente visto i pendii di ghiaccio che conducono in vetta”. Il freddo e il vento, tuttavia, non hanno permesso ai due di raggiungere la cima. Era dunque necessario pernottare sotto un seracco, l’unico ripiano in una ripida parete di ghiaccio. “Oggi dormiremo come re e domani, tempo permettendo, andremo in cima e vedremo tutto l’Himalaya centrale.”
Márek Holeček non si sbagliava: il 23 maggio, insieme al suo compagno, ha percorso gli ultimi 200 metri fino alla vetta, scuotendosi di dosso il gelo del risveglio. “Il respiro assomigliava ad un grugnito, poi, improvvisamente, non c’era più niente da salire. Eravamo in cima al Sura Peak. Gioia? Non descriverei la sensazione con questa parola. Ma avevamo l’intero Himalaya nel palmo della mano.”